Durante gli anni ’60 Ettore De Conciliis realizza, insieme a Rocco Falciano, il ciclo di pitture murali dal titolo “Sistema Clientelare mafioso e non violenza” che ancora oggi decorano l’auditorium del Centro Studi “Borgo di Dio”. Gli affreschi descrivono dei temi cari all’artista ma sono soprattutto simbolo e testimonianza degli orrori del potere mafioso e delle condizioni di vita quotidiana. La rosa che sommerge il fondo dell’affresco,fiore forte e ostinato comunque bisognoso di cure, rappresenta una traccia di positività verso la risoluzione dei mali.
Gli affreschi di De Conciliis affermano la dignità umana e offrono strumenti di libertà e conoscenza. Se l’arte è un contributo fondamentale per il nostro sviluppo, l’artista è spesso precursore nel cogliere i propri malesseri e quelli della realtà che lo circonda. Grazie a queste intuizioni diventa un tramite fra le proiezioni della realtà e la realtà stessa, comunicando attraverso le proprie opere quanto percepito.
Il rapporto empatico che s’instaura fra l’arte e chi la fruisce alimenta la comunicazione in maniera altrettanto diretta rispetto al linguaggio. L’espressione artistica è parte integrante del cammino di Danilo Dolci, musicista, poeta e scrittore. “La musica sorge dal “sapersi ascoltare”, è animatrice della nostra legge interiore, perché porta l’intima forza d’amore a divenire cosmica, conciliando pure la dinamica degli elementi contrari. La musica è “nutriente” per la legge morale, ci porta a collaborare, a vivere onestamente, a sperare, nonostante tutto. La musica pare per Danilo, come per Schopenhauer, linguaggio dell’essere inteso come voluntas universale”.
Le opere di Dolci nelle quali il nesso tra territorio e arte è più stretto sono diverse: dai “Racconti siciliani”, alle “Conversazioni contadine”, da “Il limone lunare” al “Poema umano” e “Palpitare di nessi”. Tutti questi lavori traggono dal territorio, dai suoi abitanti, dal suo ambiente umano e paesaggistico la loro originale ispirazione.